domenica 29 agosto 2010

Modesta proposta: la Masini assegni a Gheddafi l'assessorato all'ambiente honoris causa

E' arrivato Gheddafi a Roma con le sue duecento amazzoni - bodyguard, e noi freak ci sentiamo meno soli. Credevamo che il punto più alto di questa settimana fosse rappresentato dal passaggio a Festareggio di Flower Terry, la cantante che sostiene di essere stata rapita dagli alieni. Oppure dal dibattito di ieri sera tra Masini e Serrachiani di fronte ad un pubblico di settantenni plaudenti. Momenti surreali, di dimensione prettamente extrapolitica. Soniona è riuscita a sembrare un filino populista anche ai suoi, nel tentativo di sembrare una Rudolph Giuliani in gonnella. Le sue esternazioni in tema di immigrazione e sicurezza hanno scaldato solo alcune manciate di pensionate semiappisolate in platea, mentre intorno cresceva un certo disappunto.
Ma che volete: il futuro della sinistra è già iniziato. La nuova sinistra è quella che si vergogna di sé stessa. Per questo, in rapporto alle esternazioni in salsa pragmatista e anti - ideologica della Masini, l'idea di una leadrship del nuovo ulivo affidata a Gheddafi potrebbe anche sembrare decisamente appropriata e coerente.
Dopo aver incontrato personalmente il ras Tripolitano l'anno scorso, proponiamoalla Masini, come ulteriore passo di avvicinamento del Pd al leader libico, di assegnargli la poltrona vacante di assessore provinciale all'ambiente con delega al nuovo inceneritore. I soldi saprebbe dove trovarli, e lo stesso dicasi per la necessaria forza lavoro a basso prezzo: gli basterebbe dare un'occhiata alle carceri libiche piene di suoi oppositori politici.

lunedì 23 agosto 2010

Si parla di Giorgio Morelli e gli animali spazzini iniziano ad agitarsi.


"Voltare pagina.
 Il giornalismo reggiano dopo la Liberazione (1945-1951). 
In ricordo di Giorgio Morelli «Il Solitario»".
Se Giorgio Morelli Il Solitario fosse vivo, oggi, 23 agosto 2010, a chi dedicherebbe i suoi articoli?
La domanda è tutto fuorchè paradossale, anzi: è l'unica domanda che abbia senso. E questo per una semplice motivazione.
Oggi come oggi la figura di Morelli è ridotta alla sagoma di un grande pretesto. Intorno alle sue spoglie si scontrano le due opposte fazioni. Da una parte i guardiani della verità di Istoreco, che a "soli" 64 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale continuano a dover giustificare il proprio ruolo di "biografi autorizzati" della resistenza. Il che li porta ad essere tenui nell'indicare le precise responsabilità, anche quelle evidenti. Si è a lungo taciuto sul fatto che Giorgio Morelli fu ammazzato dai partigiani rossi, tra i quali erano presenti numerosi criminali, rubagalline e killer indegni di essere associati alla grande epopea resistenziale. Istoreco dov'è stata per 64 anni? Su questo, sul perchè il PCI sia stato zitto per anni, un istituto storico che voglia definirsi come "serio" dovrebbe essere deciso ed indipendente. Al dibattito che si è tenuto ieri sera Festareggio, il presidente Istoreco Carrattieri è stato molto cauto nei giudizi, ha parlato del silenzio dell'Anpi su Morelli e anche dell'altrettanto poco commendevole, lungo, apparentemente ingiustificato silenzio della Dc reggiana. Chi s'accontenta gode, forse. Tutti colpevoli, nessun colpevole.
Dall'altra parte della barricata che divide gli interessi particulari in gioco, staziona una serie di improbabili "furbetti del ricordino", ometti col dente avvelenato che piegano alle loro concrete esigenze, tutte contemporanee, la storia di quei giorni. C'è chi fa il mercante della memoria e rimpingua il conto in banca cavalcando la moda revisionista di questa bella Italia tardofascista; c'è chi tenta di accreditarsi come storico senza averne i titoli accademici; c'è chi di storico ha solo il proprio criptonazismo; e c'è infine chi, con una operazione vomitevole, usa il ricordo di Morelli come cavallo di troia per infangare la Resistenza e il suo frutto migliore, cioè la Costituzione, nel quadro di un disegno che punta a limitare le libertà per cui Morelli, fino al 25 aprile, aveva rischiato in proprio la vita. Insomma intorno al ricordo di Giorgio Morelli si aggira una variegata feccia di provincia, micropolitici e nanostorici che andrebbero ricacciati nelle fogne da cui provengono a calci nel culo, tanto per essere chiari.
Contro questa duplice schiera Giorgo Morelli oggi indirizzerebbe uno ad uno i suoi strali; e farebbe centro. Chi vuole conoscerlo ha un solo strumento, leggersi La Nuova Penna, il foglio da cui il partigiano lanciò le sue memorabili invettive; spessissimo prendendoci in pieno e a volte, come è umano che sia, no. Tutto da dimostrare è, ad esempio, il teorema morelliano dell'esistenza di un piano di vendette&sterminio appoggiato dal Pci reggiano e messo in atto nei giorni successivi alla liberazione. Difficilmente, finchè ci sarà questa generazione di storici e di politici, si troverà una risposta attendibile. Nel frattempo, si legga La Nuova Penna: il resto in grandissima parte è fumo, e l'oblio sembra addirittura meglio.

giovedì 19 agosto 2010

Il bluff porta a porta. Tanto fumo, poco rusco: o i cittadini di via Adua e dintorni se lo mangiano, o lo spargono in tutta la città. Think about it!

Iren, l'isola del tesoro. Duemila euro al giorno, uno schiaffo a chi lavora

Kill your Idols bis - Il Sirenetto di Zocca e la Baiadera Blasfemo-Chic non hanno altro scopo se non renderti loro servo pagante


Kill your idols, dicevamo. Non un sermone bigotto ma un invito all'uso della ragione critica.
(A love supreme, dice una voce nel semi-causal jazz di John Coltrane che in questo momento riempie la stanza, con Elvin Jones che disegna spazi ritmici di raro esotismo. Un altro tempo e un altro spazio, nel nostro tempo e nel nostro spazio).
Ma non divaghiamo. Quando si spendono parole chiare su fenomeni come la Ciccone, vista la schiera dei fans adoranti in agguato e pronti a segnalarti per un Tso d'urgenza in caso di critiche all'idolo dorato, occorre usare parole chiare, e argomentare.
E' interessante notare come Veronique Ciccone esca indenne al passare del tempo nonostante i critici e i fans si rendano progressivamente conto della nullità musicale della Giovanna d'Arco di Bay City. L'interessante fenomeno purtroppo non si limita ai lidi scoperti da Cristoforo Colombo ma ha degli identici riscontri pure in terra italica. La scatenata cheerleader che negli anni 70 spompinava a manetta nella Rochester Adams High School ha infatti un perfetto similare nel sirenetto di Zocca, Raschio Rozzi, il finto rocker più famoso d'Italia.
Ahi serva Italia, di dolore ostello, | nave sanza nocchiere in gran tempesta, | non donna di province, ma bordello!, scrisse con perfetta cognizione di causa sul music - biz nazionale il poeta novello Dante Alighieri qualche secolo fa: un preveggente come la sua guida a cinque stelle nell'oltretomba, Virgilio, che secondo alcuni avrebbe anticipato la notizia della nascita di Gesù di alcuni decenni... ma lasciamo stare gli scoop dell'anno zero e torniamo ad occuparci del grado zero della sensibilità e dell'intelligenza.
Il dott. Rozzi è esattamente la trasposizione italiana del cicconismo. Ad un iniziale fenomeni musicale il muzic biz ha appiccicato una maschera (votiva, elusiva) volta ad ingrossare la palla di neve fino ad una valanga hard selling. Dove sta il punto di contatto dei due fenomeni? Nella FINTA TRASGRESSIONE. Vita spericolata è la Like a Virgin italiana.
In entrambi i personaggi la trasgressione sessuale diventa strumento di vendita del disco e mezzo di autoappagamento del fan-acquirente-pollo da spennare. Il disco cioè, per essere più venduto, diventa tassello inevitabile, radice-fonte-certificatore di uno stile di vita più compiuto che definisce l'identità dell'acquirente. A un livello ancor più sotterraneo si sdogana l'idea che sia l'acquisto del bene a descrivere la persona, rendendo i sonnambuli giovini spennandi schiavi di un giochetto chiamato consumismo di massa. Insomma mettendo in moto a distanza il pene e la vagina degli infiammati adolescenti globalizzati, attraverso Rozzi e Ciccone si spaccia una visione del mondo facile e a portata di supermercato... una vera merda fumante che negli anni '60 - '80 porta schiere di giovani, oltre a subire l'influenza diretta del potere politico, ad essere servi pure dei nuovi grandi potentati economici globalizzati... Infatti la soluzione finale di questo movimento è null'altro che l'arricchimento del cantante e del suo padroncino multinazionale della discografia: cioè il consolidamento di un rapporto di potere in cui il cantante e il discografico comandano e si arricchiscono, e in cui il fan elargitore la prende sistematicamente in culo con gioia.
C'est la vie, la distruzione, come diceva Pasolini parlando provocatoriamente di nuovo fascismo, della nostra tanto cara e amata vecchia società: piena di disuguaglianze ma anche piena di identità stratificate nei secoli che sorreggevano la possibilità di uno spirito critico elementare, spesso basato su null'altro che la tradizione. Oggi chi parla di questi antichi scenari viaggia tra le macerie di un mondo perduto come Pasolini stesso tra le vestigia di Roma antica in Mamma Roma: nessuno spirito critico, nessun no al padrone che di volta in volta bussa alla porta per incularti. Sono altri tempi e chi se ne rende conto, spesso, ha la sensazione di camminare al ritmo di un altro tempo nel tempo.

mercoledì 18 agosto 2010

Kill Your Idols. Perchè la nota popstar "tutta - americana" con una passione per il trascendente e il nudismo è una autentica cagata pazzesca


Questa settimana ho provato sulla mia pelle cosa sia l'intolleranza religiosa. No, non mi sto riferendo alle mie recenti avventure intorno alla moschea di via Gioia (se ne avrò voglia vi segnalerò alcune cose che riguardano il furto e il degrado e aggressioni gay da quelle parti...) mi sto riferendo ai fans di Veronica Louise Ciccone, detta Ma., nota popstar - vacca mungitrice dello showbiz. Una pericolosa nullità astrale che da 30 anni calca la scena approfittando del rincoglionimento di massa indotto dalla società dello spettacolo... one dimensional children ammassati ad adorarla eccetera eccetera... è un fenomeno che meriterebbe la stessa attenzione dell'evoluzione nei sistemi di derattizzazione, se non fosse che forse un'invasione aliena di topi mutanti sgorgati dalle fogne della città e avvezzi all'uso di granate e missili intelligenti sarebbe meno pericolosa per la salute della nazione rispetto al processo di rafforzamento della coglionaggine media indotto dal fenomeno Ma.. Ai topi di fogna piace la nutella e non mi stupirebbe se la ciccone avesse gli stessi gusti. E' aberrante certificare da anni il successo di un mostro sotterraneo col cuore di tenebra, uno zero assoluto che sopravvive cavalcando le mode, il tipico zombie riportato alla luce dal rimbombo dei media.
Questa settimana, lamentandomi di quanto sia disdicevole il persistente hype intorno ad un siffatto monstrum, ho fatto incazzare una sua fan radicale... fatto a sua volta triste, anche se la verità e l'odio sono spesso connesse. Finchè ci saranno le Ma. e i Vasco la nostra società sarà destinata a soccombere. Le anti-culture emergenti, come l'integralismo islamico o il despotismo plutocratico alla cinese ci spazzeranno via come merda di pollo, se continuiamo a stare dietro a queste icone del nulla. L'assenza di valori è l'accogliente pianura in cui prolifereranno i pazzi del nuovo millennio: chi non ha gli occhi per vedere la vera anima di queste icone, non ha nemmeno la possibilità di maturare un giudizio sul bene e sul male in generale.
Be aware.
Mahalo.

giovedì 12 agosto 2010

RETROSCENA GNAM GNAM - Ascesa e caduta del white power - Sonia e Graziano: la coppia (di estranei ) che non ti aspetti


Dopo un anno di Delrio bis una domanda si fa avanti tra politici ed addetti ai lavori e opinionisti perditempo, tra cui ovviamente il sottoscritto: il castagnettismo è al tramonto?
Dopo la saga del "Rise and Fall" del potere spaggiariano, dopo sei anni di ex balena bianca al governo della città si iniziano ad avvertire tutti quei pericolosi scricchiolii che indicano il malfunzionamento di una macchina di potere.
Ragionandoci su, seembra che il sindaco non si sia accorto della differenza tra il governare con il 60% e con il 51%. Sono due condizioni ontologicamente diverse, che impongono strade diverse. Invece non c'è stato un adattamento da parte del manipolo al potere, con i soliti quattro gatti ex scudocrociati a decidere per tutti nelle segrete stanze. Lo stesso stile di ieri prosegue oggi. Fin dalla assurda gestione del dopo voto dell'anno scorso. Delrio un mese al mare a decidere al telefono la giunta con Giulio Fantuzzi. Il gruppo consigliare messo al corrente delle scelte solo mezz'ora prima del primo consiglio comunale... ve lo ricordate? Quello del giuramento e delle lacrime di Sara Iori, consigliera illegittima "licenziata" da Sala del Tricolore e poi ripescata nel gabinetto del sindaco. Delrio aveva la faccia di cemento (cit Elio e le storie tese), non solo perchè la colossale sceneggiata era avvenuta sotto agli occhi della famiglia riunita sui palchi. Lo era anche perchè lo stesso Delrio aveva rischiato di durare come sindaco lo spazio di pochi secondi. L'episodio forse non è mai stato reso pubblico, o forse sì ma non è questo il punto... ormai è passato un anno. E' importante ripescarlo oggi perchè ci sono i semi di una consigliatura sfigata, parecchio sfigata e che potrebbe finire anzitempo. Bene, dicevamo... Delrio presenta ai consiglieri la Giunta. Sconcerto tra molti dei presenti per qualche nome parecchio imprevisto. Uno dei consiglieri di maggioranza, molto più coraggioso degli altri, prende la parola ed esprime forte perplessità sul suo voto "di fiducia" a questa compagine governativa. Delrio non fa una piega e replica a muso duro: se non votate questa giunta, rimetto il mandato agli elettori. Stupore.
Non sappiamo come si sia concluso il confronto. Sappiamo che alla fine il gruppo votò come doveva votare... Ma da allora ad oggi non c'è stato un gran coordinamento tra i consiglieri di maggioranza e la Giunta, e molti dei voti all'unanimità del centrosinistra si devono all'abilità politica di Luca Vecchi, sempre più l'uomo delle "gatte da pelare" in Sala Tricolore.
La vicenda porta a porta è emblematica del clima di scollamento tra Giunta e maggioranza consigliare: il sindaco ha fatto di testa sua e ha presentato il progetto di porta a porta senza dire nulla agli alleati. Ne è nato un ovvio casino, che si poteva evitare se Delrio avesse dato ascolto a una delle sue collaboratrici, che lo aveva messo in guardia dai rischi dell'operazione. Invece anche stavolta hanno prevalso i cantori acritici, e i risultati si sono visti: Nadia Borghi resuscitata dopo il voto "tagliagambe" dell'anno scorso, maggioranza spaccata, sputtanamento a giornali unificati.
C'è chi dice che Delrio sia stato consigliato al gran passo verso la raccolta stradale da Alessio Mammi (sindaco di Scandiano) e dal duo Paglia - Simonazzi, di Enìa/Iren. Voci. Quel che importa è che la mossa ha dimostrato alcune cose. La prima: senza un assessore tecnico destinato ad occuparsi di ambiente, Iren ha un peso crescente nelle scelte dell'amministrazione. E questo non va bene: Iren dipende dai comuni, non il contrario. Questi ultimi dovrebbero essere i garanti del fatto che le politiche dell'azienda mirano al bene comune. Secondo punto: fine dell'alleanza sulla strategia rifiuti con i sindaci di San Martino in Rio e Correggio. Mammi con la sua raccolta "stradale" è la nuova stella polare. Terzo e non meno importante: Delrio sulla strategia rifiuti si riavvicina a Sonia Masini, che non ha mai detto di no ad un nuovo inceneritore. Quello di Sonia è un abbraccio mortale, visto il crollo di consensi che la presidente si trova a fronteggiare, e molti nel Pd ne sono perfettamente consapevoli.
Questa considerazione porta ad un'altra: con le loro scelte "in proprio", con scarso confronto interno, Delrio e Masini sono sempre più simili: sempre più, per certi versi, due corpi estranei in un partito (il Pd) poco presente e poco governato. Roberto Ferrari dovrebbe battere un colpo, invece per ora resta confinato in un "al di là" politico in cui gli unici a contattarlo sembrano essere i cacciatori di fantasmi. Settembre ci dirà molto di più su questo tema. In ogni caso non saremmo sorpresi se i nomi di Delrio e Masini rientrassero nel can can delle candidature in Parlamento per le eventuali elezioni anticipate.

Nota disambiguante sul ruolo media - politica


(segue)
Molti crederanno che Delrio mi stia profondamente antipatico e che ci sia rancore personale nelle mie analisi. Niente di più falso: dal punto di vista personale mi sono sempre trovato bene col sindaco, con Luca Vecchi, con Matteo Riva, con Beppe Pagani... anche se ho dovuto attaccarli un po' negli ultimi giorni nel tentativo di rinfrescare la memoria a lettori ed elettori. La dinamica dei rapporti tra giornalisti e politici prevede, in una democrazia sana, che chi scrive faccia le pulci a chi comanda... e col passare del tempo mi sto convincendo, supportato dalle letture di Michel Foucault, che non esista un potere buono e uno cattivo, ma che esistano rapporti di potere e basta... e che se questi rapporti si cristallizzano fino a diventare irreversibili, si crea una malattia mortale per la democrazia. Se si guarda la storia di Reggio, 65 anni di governo monocolore o quasi, si capisce bene cosa intendo, specie osservando da vicino i potagonisti della classa politica locale. Tutta.

Il vescovo conte che governa Reggio a forza di crociate perdenti


Pochi lo hanno notato ma la questione porta a porta ricorda da vicino un'altra vicenda che ha fatto ammattire gli strateghi di piazza Prampolini: quella delle campine nomadi. Chi scrive era presente alla convention della Margherita reggiana in cui Delrio si produsse in una strepitosa omelia sulla necessità di riempire la città di "campine" per superare l'orrore quasi nazista dei campi nomadi. Il tutto, tra l'altro, sotto lo sguardo paterno di Pier Castagnetti detto il biondino, quello che si augura che i giornali chiudano (*) : un grande democratico - liberale - solidarista attento alle necessità dei più deboli e dei lavoratori. Si trattò di una giornata storica perchè si rese palese una grande verità: Delrio, con i suoi toni messianici da liberatore del popolo sinti dalla cattività della Roncina, dimostrò di interpretare il ruolo di sindaco un po' come quello di vescovo, non riuscendo a trovare uno stile di approccio "laico" ai problemi della città.
Solo così si spiega una politica a colpi di battaglie ideologiche che puntualmente gli costano dei colossali dietrofront: dal caso nomadi a quello del porta a porta passando per il tutte balle sulla microcriminalità e le non meno imbarazzanti certezze a metà sulla questione dell'acqua pubblica in relazione ad Iren. Il sindaco dimostra di avere una mente troppo abituata alle verità senza mezzi termini della fede e della scienza medica ed incapace di adattarsi ai toni sfumati delle multiformi verità stagionali della politica.
Tutti sanno come sono finite le crociate di Delrio. Di microarea ce n'è una sola (tra canile comunale a gattile enpa, dietro al terrapieno dell'alta velocità: ricordiamolo ai distratti) e per il resto i campi nomadi in cui i bambini si ammalano più che altrove sono ancora aperti. Non si sa perchè ma i cattivi e cinici elettori ritengono che il problema sarebbe risolvibile se i santi genitori dei bimbi che si ammalano ripetutamente sotto ai loro occhi si spostassero dalle roulotte alle case di mattoni e cemento. Che carica di cinismo questi perfidi elettori un po' fascisti, eh? La vicenda del porta a porta invece è finita in modo ancor più pacchiano: dopo aver fatto dire a tutti che l'estensione della domiciliare all'intera città era una inevitabile necessità, dopo aver tentato di far passare Nadia Borghi per pazza come si usava oltrecortina anni orsono, Delrio è andato a presentare un progetto uguale a quello che sosteneva Nadia Borghi. Glielo hanno fatto notare e lui ha risposto urlando ai giornalisti. Poi glielo hanno fatto notare tutti gli alleati. Urlerà anche con loro?


(*) i giornali L'INFORMAZIONE e GIORNALE DI REGGIO, come da lui dichiarato in una intervista dopo la rielezione di Delrio a sindaco

HARD RUBBISH 3


Da L'Informazione di mercoledì 11 agosto 2010

venerdì 6 agosto 2010

Titanic Italia, quando affondare è meglio che galleggiare - Se volete delinquere questo è il momento giusto: affrettatevi!


Come nella migliore tradizione della prima repubblica siamo alla crisi di governo estiva, rito di eletta consuetudine democristiana che coincideva di solito con una delle forme peculiari del sistema politico italiano, il GOVERNO BALNEARE, formazione esecutiva raccogliticcia che aveva il compito di traghettare il paese per qualche mese prima del successivo appuntamento elettorale.
E' estremamente divertente prendere nota di come la seconda repubblica, una eterna transizione ad impalcatura fortemente antipolitica, prenda le stesse sembianze della prima. Il peggio dell'armamentario comportale del deputato medio è oggi lo stesso di venti anni fa.
Venuta alla luce sotto gli astri di una società civile che doveva trasfondere moralità e serietà ad una classe politica degenarata, corrotta e puzzona, la seconda repubblica finisce come la prima. Un'ondata di inchieste che inchiodano ladroni e puttanelle politiche assortite, trasformismo ai massimi livelli, congiure notturne di palazzo, grandi centri affamati e piagnoni in cerca di grandi tavole consolatorie e spartitorie, e gli inevitabili scoppi di violenza nelle sante aule democratiche del parlamento. La Santanchè si prende della puttana e due deputati si azzuffano come bulletti affetti da sospetta micropenia.
Sarebbe confortante dire che gli italiani non si meritano uno spettacolo simile ma di fatto questo spettacolo è lo stesso che si può osservare ad ogni incrocio stradale della repubblica in caso di scazzo tra automobilisti, o nelle scuole, o negli stadi, o nelle sagrestie vaticane, o nella finanza, o nell'imprenditoria... perfino le onlus benefiche non sono aliene da certe degenerazioni, stando a quanto mi riporta una amica che conosce la cooperazione internazionale made in Italy, specie nel vicino oriente israelo-palestinese.
Una sola serena analisi finale è dunque possibile: questa classe politica non se ne andrà mai a casa, a meno che 60 milioni di italiani non vengano complessivamente spostati in un altro paese europeo (che ne so, mettiamo la Germania che sembrano sempre più civili). A oggi c'è una perfetta identità tra chi governa e chi è governato, come mai in passato probabilmente. Per questo il consiglio non è quello di incazzarsi come delle belve, ma di cogliere la scintillante possibilità offerta da questo scorcio di storia contemporanea per coltivare ciascuno il proprio orticello di illegalità, arricchimento truffaldino e sopruso. Se volete abbandonare la morale e delinquere sotto lo sguardo materno e compiacente del governo, affrettatevi e fatelo oggi: domani potrebbe essere troppo tardi.
Mahalo.

martedì 3 agosto 2010

Post Politica e società dello spettacolo: showbuisness come un cavallo di troia per accedere alle alte sfere del comando


Quante puttane viste in tv deve portarsi a letto Gianfranco Fini per risultare simpatico agli italiani e quindi farsi votare? Quanti giudici dovrà corrompere, quanti mafiosi latitanti dovrà andare a ossequiare nelle loro catacombe, quanti peccati pubblici e privati dovrà farsi condonare dalla platea tv di Montecitorio? Questa è la vera domanda. Futuro e Libertà non ha futuro a queste latitudini e il manipolo finiano farebbe bene a sciogliersi immediatamente per mancanza di puttane. E' più facile vedere un pipistrello mettere in manette Batman che scovare un italiano dotato di autentica passione civile: meglio Colpo Grosso e il busto di zio Benito nel tinello a farci da spirito guida politico. In queste ore Bersani implora Tremonti di prestarsi ad una congiuretta alla Generale De Lorenzo per estromettere B. dalla conduzione del suo sconclusionato governo: Bersani conferma che il Pd è il vero partito della destra moderata in questo paese, come sostiene il compagno A. Menozzi. Bastava vedere la bandana che domenica sera aveva in testa il giovane sindaco di un comune "rossissimo" della nostra provincia per capire che è iniziata l'era della post politica. Quella in cui Salomè è il mio presidente ed Erode viaggia in calze a rete al Bagaglino.