giovedì 24 giugno 2010

Buio Mundial / 3 Serena disamina: il peggio deve ancora venire, per colpa di una Federazione mediocre

La sconfitta dell’Italia calcistica di ieri è cominciata il 9 luglio 2006. Dopo una terrificante partita di finale, i nostri eroi di Berlino arrivarono ai rigori e vinsero. Quando Grosso segnò il penalty decisivo ci fu un agghiacciante minuto di silenzio nella stanza in cui mi trovavo: sapevamo, noi quattro amici calciofili, che eravamo campioni del mondo quasi per caso, con una squadra limitata, trionfatori su una Francia che avrebbe meritato più di noi e che ci avrebbe poi battuto e schiacciato pochi mesi dopo la finale. Quindi: una sopravvalutazione del blocco degli eroi d’argilla di Berlino, in primis un orripilante Camoranesi e un Cannavaro formato bagnacauda.
Secondo elemento di analisi: scelte sbagliate del tecnico, in quanto a selezione e tattica. “Non c'è molto da dire: formazione mediocre, senza lampi di genio. La trovata di Marchisio trequartista dietro l'unica punta la dice tutta su come siamo messi: Giuseppe Rossi a casa, Montolivo in panchina. La cosa migliore che possa accadere è che la squadra si ritiri prima del mondiale, o che arrivi Scherzi a Parte”. Così sentenziavo un paio di settimane fa. Lo sapevano tutti.
Il blocco Juve non poteva essere proposto in nazionale eppure al centro della difesa avevamo Cannavaro e Chiellini. Criscito sulla sinistra è un esterno tattico, che nemmeno lontanamente può fare il Grosso di quattro anni fa. Dall’altra parte uno Zambrotta che alla fine non è stato neanche tra i peggiori; ma l’ultimo Maggio era sembrato oggettivamente meglio. A centrocampo, troppa responsabilità su De Rossi, che è solo un buon mediano e non poteva di certo fare il costruttore di gioco. Lampi da Montolivo, parso comunque troppo lento. Allucinante Marchisio, letteralmente scomparso dal campo: Perrotta è parso tragicamente più forte, il che è tutto dire. Trenta minuti scintillanti di Pirlo: dato per morto da quattro anni, è stato il migliore dei nostri insieme a Quagliarella. In attacco, si spera che siano al capolinea Iaquinta e Gilardino, mai visti in campo, involuti, imbarazzanti, inesistenti. Quagliarella era parso più vivo dei suoi colleghi di reparto già nell’amichevole contro la Svizzera. Senza un’idea buona e abbandnato dallo stellone, Lippi ha insistito su Iaquinta e ha lasciato fuori l’attacante del Napoli: beh, niente da dire.
Ma se vogliamo dirla tutta, Lippi andava mandato via già dopo la sconfitta dell’anno scorso contro l’Egitto. La Federazione, guidata da un presidente mediocre come Abete, peggio di Nizzola tanto per fare un paragone, non ha avuto il coraggio di fare ciò che andava fatto. E non avrà nemmeno il coraggio di fare quello che andrebbe fatto già da stanotte: riconsiderare la struttura dei campionati giovanili, a partire da quell’incubatrice di fallimenti umani e calcistici che è il campionato primavera. Occorre abbassare i limiti di età del campionato a 19 anni, per costringere i bamboccioni di casa nostra a smummiarsi.
Oggi nessuno lo prende in considerazione, ma vedrete che il talento di Candreva ci verrà utile: il suo limite è quello di essere rimasto intrappolato nelle giovanili per troppo tempo e di essere maturato molto tardi. La storia di Pirlo, fallimentare e immaturo all’inizio di carriera nei “pro” e poi giocatore decisivo, dice che quello è il punto in cui intervenire. Serve una dirigenza federale lungimirante, Prandelli da solo non potrà fare molto meglio di Lippi.

lunedì 21 giugno 2010

Buio Mundial 2 - Tra i classe '91 e '92 i nuovi Totti e Del Piero - Marilungo è pronto per il grande salto

Nel settore mezzepunte di talento rientra decisamente anche Marco Verratti, '92, un talento tascabile che ha dimostrato in Prima Divisione lampi di classe abbaglianti. Potenzialmente un grande playmaker, per personalità e qualità della giocata singola. E' al Pescara ma da tempo si parla di un suo possibile trasferimento al Milan.
Il Manchester United ha scippato due grandi prospetti ai settori giovanili delle romane. Oltre a Federico Kiko Macheda (ex Lazio), il cui precoce esordio con gol in Premier League lo ha reso noto a livello internazionale come possibile "next big thing" del vivaio dei red devils, sempre agli ordini di Ferguson gravita Davide Petrucci, classe '91, etichettato in tenera età come possibile erede di Totti e fermato negli ultimi mesi da un infortunio. Ma restando al vivaio della Roma c'è un giocatore che gode di stima forse ancor più grande. Si tratta di Stefano Pettinari, che quest'anno è stato lanciato insieme all'altra promessa Filippo Scardina in prima squadra da Ranieri, anche se solo per pochi minuti. Pettinari è un esterno d'attacco dotato di dribbling e corsa, che può giocare anche più accentrato; Scardina è la classica prma punta di fisico ma dotata anche di piedi discreti. E non a caso all'esordio in europa ha fatto gol. Si tratta di due '92 di cui si parla bene da un paio d'anni, e non è detto che Ranieri non dia loro un po' di spazio in prima squadra già dal prossimo anno.
Ma forse il potenziale numero dieci del futuro ce l'ha la Fiorentina. Lo ha scelto direttamente Corvino quando non aveva nemmeno 15 anni e giocava col numero 10 nel settore giovanile del Padova. Si tratta di Federico Carraro, un altro classe '92 che ha talento da vendere. Il ragazzino ha fatto vedere di che pasta è fatto agli ultimi mondiali under 17, segnando un gol con spettacolare tiro al volo a incrociare sul palo opposto. E' nel giro della prima squadra della Fiorentina insieme all'altro baby-fenomeno Babacar, e gli osservatori sono unanimi sulle straordinarie potenzialità del giocatore. Intanto pur essendo sotto età è già nel giro dell'under 21: se non si rovina siamo di fronte a un vero e proprio predestinato. Insieme a lui buone qualità in una fortissima squadra Allievi viola hanno diostrato l'attaccante Pietro Iemmello, atteso come nuovo Gilardino, e il figlio d'arte Alessandro De Vitis, figlio di del bomber Totò De Vitis, centrocampista di grinta e capacità di impostazione (ora alla primavera del Parma).
Per tornare al settore offensvo, da tenere d'occhio l'evoluzione nel Chelsea di Fabio Borini, classe '91. Si tratta di una prima punta che pian piano è stato trasformato in attaccante esterno; anche lui è nel giro dell'under 21 ed è stato uno dei più convincenti nelle ultime apparizioni.
A fine di questa carrellata una precisazione è d'obbligo. Diversi talenti interessanti si trovano anche tra gli '89. C'è da scommettere, a tal proposito, che se Guido Marilungo della Samp azzeccherà una buona stagione 2010 - 2011, potrebbe essere lui il primo rinforzo per l'attacco della nuova Italia di Prandelli. Insieme, ovviamente, a quel pazzo scatenato di Balotelli e al centrocampista blucerchiato Andrea Poli.

Buio Mundial /1 - Sospendiamo il giudizio sulla Nazionale di oggi e sognamo con quella di domani - Una carrellata di pseudo-talenti in cerca di gloria

Di fronte ad una nazionale triste come un libro di Moccia o come un piatto di pasta scotta, al calciofilo medio non resta che aggrapparsi ad altre speranze, ad esempio un progressivo allentamento della morale sessuale nella nostra società, o una finanziaria che tassi esclusivamente i politici corrotti... scenari godibili ma poco credibili allo stato attuale. E allora occorre rituffarsi nel mondo del calcio e cercare qualche pezzo pregiato sparso sui fondali dei settori giovanili, sperando che da quelle parti nasca qualche talento in grado di dare una prospettiva futura decente alla nostra nazionale. Nel frattempo attendiamoci una lunga traversata nel deserto, comunque vada questo mondiale: dopo i ragazzi dell'84 - 85 (Montolivo, Aquilani, Pazzini) c'è un letterale "burrone generazionale" che si è inghiottito i nostri giovani migliori. Gente dotatissima come Giovinco o Paonessa ha davanti a sé un futuro pieno di nuvole. Per trovare qualche gemma vera occorre scendere di età e cercare dal '90 in su. Se vogliamo valutare in modo razionale la questione, il prossimo "fenomeno" della nazionale italiana, finita l'era di Totti e Del Piero, rischia di essere Mario Balotelli. Ok, toccate ferro.
Partiamo proprio da casa Inter perchè la squadra meno italiana del campionato italiano ha un settore giovanile con diversi elementi interessanti, tra cui possiamo citare il difensore Caldirola, i centrocampisti Marco Ezio Fossati e Tremolada e soprattutto il centravanti Mattia Destro: un attaccante del '91 che si dice dotato di buona tecnica e con una continuità realizzativa "importante" a livello giovanile, sia nel club che in nazionale. Unico neo, un atteggiamento piuttosto freddino nei suoi confronti da parte di Mourinho... Procedendo sulla linea del talento puro, ecco alcuni nomi su cui si può già iniziare a scommettere. Innanzitutto Daniele Ragatzu del Cagliari. Considerato che si tratta di un giocatore nato a settembre del '91, siamo di fronte ad una vera promessa. Giocatore dotato di spunto importante negli ultimi metri, brevilineo, molto tecnico, opportunista, ha già segnato in A, e ha già rifiutato a livello giovanile un remunerativo passaggio al Chelsea. Da tenere d'occhio. Così come Ragatzu, appare dotato di un talento superiore il trequartista - ala a tutto campo Simone Verdi, "primavera" del Milan. Giocatore di una spanna superiore ai suoi compagni, tra cui si segnalano l'altro attaccante "vivace" Schenetti e il portiere Donnarumma. Nel Genoa campione d'Italia primavera brilla il talento di Stephan El Sharaawi, savonese di evidente origine nordafricana: visto all'opera, potenzialmente devastante. Quest'anno si è imposto anche l'esterno Antonino Ragusa: si era guadagnato le simpatie di Hernan Crespo, tanto per far capire di che pasta è fatto il ragazzo, classe '90. Nell'Empoli arrivato in finale si parla molto bene di Diego Fabbrini, un trequartista anche lui del '90 seguito a gennaio dal Napoli. Chi lo ha visto giocare parla di un "crack" in via di esplosione definitiva. Nella stessa squadra occhio anche alla punta Nicolao Dumitru: nazionale italiano ma di sangue misto brasiliano e rumeno, nato in Svezia, si tratta di un attaccante di qualità, considerato molto acerbo fino all'anno scorso ed esploso solo nell'ultimo primavera. Si tratta di un classe '91. Della stessa età in casa Roma il cavallone di fascia Marco D'Alessandro: già in prestito al Grosseto l'anno scorso, tutti ne parlano bene sia sotto il profilo tecnico che comportamentale.

(1 - segue)

domenica 13 giugno 2010

SUDAFRICA 2010 / 4. Mesut Ozil è un crack - Lennon non è un playmaker - Messi non può moltiplicarsi per 11

Tre giorni di mondiali ci hanno fatto vedere già alcune cose interessanti. Considerazioni in ordine sparso obbligatorie.
- Il gran gol di Siphiwe Tshabalala per il Sudafrica ha dato fiducia ad una nazionale tecnicamente modesta. Vedremo dove arriveranno i padroni di casa, e se gli arbitri la tratteranno coi guanti di velluto come accadde (scandalosamente) alla Corea del Sud nel 2002.
- Argentina troppo dipendente da Messi e piantata in difesa. Qualcosa non quadra nei conti di Maradona.
- Inghilterra. Ma c'era bisogno di strapagare Capello per vedere la nazionale giocare come 40 anni fa? C'è solo uno schema di gioco: palla alle ali e cross al centro, dove peraltro non c'è una vera torre. Mortificato Rooney, costretto ad arretrare sulla trequarti per prendere palloni decenti; eccessivamente caricato di responsabilità Lennon, giocatore forte però che di fatto è costretto a snaturarsi facendo il playmaker sulla linea del fallo laterale. Lampard e Gerrard devono prendere le redini del gioco e tentare combinazioni palla a terra a partire dalla trequarti. Sono bastati gli Usa, non trascendentali, a dimostrare che a difesa schierata con i cross non si va lontani.
- Grande Germania contro una piccola Australia. I tedeschi hanno appena schiantato gli aussies, ma è stata un'impresa di cartapesta. Verbeek ha fatto giocare i suoi con una difesa altissima, che ha lasciato chilometri alle sue spalle per i lanci in profondità dei tedeschi. Fatta questa tara al 4 a zero, ribadiamo quello che avevamo detto prima dell'inizio dei mondiale: Germania con tanti giocatori che sanno gestire egregiamente il pallone. Un ciclo in netta ascesa che ovviamente non nasce dal nulla, ma che presenta caratteri nuovi: per tecnica e possesso palla la Germania è sembrata una squadra latina. Il fantasista Mesut Ozil ha qualcosa di più di tutti i suoi compagni. Gioca divinamente in combutta con Thomas Muller, altro talento giovane in grande spolvero. E in panchina scalpitano Marin e soprattutto Toni Kroos, uno dei migliori classe '90 europei. Grandi dubbi restano su Klose e Podolski: una rondine non fa primavera, bisogna vederli contro difese più forti.

SUDAFRICA 2010 - 3. Spagna per la vittoria - Valdivia, meglio i soldi della gloria - Ecuador formato jet con Edgar Alvarez

Pubblica ammenda: Jong Tae Se è riapparso. La Fifa si era scordata di inserirlo nella prima lista di convocati per la Corea del Nord, almeno sul sito. Ribadiamo che si tratta di un mistero buffo ma di portata ridotta in un paese il cui presidente in carica (per l'eternità), Kim il Sung, è morto da più di 15 anni.
Gruppo H
Qui è facile direSpagna, una squadra senza punti deboli con due straordinari palleggiatori come Xavi Hernandez e Iniesta, giocatore fondamentale. Con Fabregas e David Silva e Xabi Alonso la squadra iberica ha di fatto il centrocampo perfetto. Da valutare solo eventuali cali di tensione di Casillas (c'è chi vuole il meno quotato Reina titolare) e la luna non sempre dritta di due finalizzatori puri come Villa e Torres. Complessivamente uno squadrone, niente da dire. E con diversi giovani interessanti, come Mata, Busquets, Pedro.
Poche chances per la Svizzera. Visti contro l'Italia, gli elvetici sembrano a fine ciclo. Il naturalizzato N'Kufo è decisamente l'attaccante più pericoloso, insieme al turco di origine Hakan Yakin. La difesa ha qualche nome ma sembra lenta e impacciata. Senderos letteralmente piantato, non ha mantenuto le promesse: nelle giovanili dell'Arsenal sembrava destinato a ben altra carriera, oggi è una specie di Onyewu bianco... Ma c'è un talento che potrebbe far fare alla squadra qualche sorpresa: Eren Derdiyok. Giocatore di fisico e corsa, con discrete qualità tecniche, è un attaccante che quest'anno nella Bundesliga ha "visto" molto bene la porta. Molto si è detto di Gokhan Inler, ma il giocatore sembra un po' sopravvaolutato, come lo è stato Tranquillo Barnetta: quattro anni fa un crack annunciato, oggi anonimo. Si parla molto bene di Xherdan Shaquiri, origini kosovare, un brevilineo molto tecnico classe '91 che lascia intravedere lampi di classe (ma dieci anni fa dicevamo la stessa cosa di Ricardo Cabanas, un '79 che sembrava Pirlo - e non lo è mai diventato).
Tanto folklore dall'Honduras dove in attacco dà spettacolo paracarro Pavon, ammirato in Italia con le maglie di Udinese e Napoli, uno capace di fare gol più o meno solo ai tropici. Ma attenti: squadra pazzerella con qualche talento. A partire dal matto più matto di tutti, il centometrista Edgar Alvarez, uno che con la sua velocità è in grado di mettere in diffdicoltà chiunque. E poi là davanti David Suazo e l'eterno incompiuto Leon, giocatore con colpi sopra la media ma sempre fragle dal punto di vista caratteriale. Uno spreco di talento con pochi eguali. Buono anche Wilson Palacios, attualmente nel Tottenham, centrocampista creativo scoperto dall'occhio lunghissimo di Arsene Wenger (che però invece di prenderselo lo consigliò al Birmingham...).
Infine il Cile, una delle scuole più prolifiche del calcio sudamericano. Partiamo dal superfreak Valdivia, numero dieci sulle spalle, trequartista tutto dribbling che dopo aver vinto il campionato in Brasile col Palmeiras, invece di fare carriera pensò direttamente ai soldi e si infilò in quel buco nero di campionato petroldollaristico che è la serie A degli Emirati Arabi. Lo chiamano El Mago, quantomeno in banca. Un pazzoide da amare subito.
Ma a parte il personaggio, Valdivia è un gran bel giocatore e di talenti il Cile ne ha diversi. Da Alexis Sanchez, che nell'Udinese sta facendo veder grandi cose sulla trequart; a Mark Gonzalez, discontinuo ma pericoloso in avanti. Cile probabile seconda dopo gli spagnoli, a meno che i soliti cali di tensione non ne ridimensionino il rendimento.

(3 - fine)

venerdì 4 giugno 2010

SUDAFRICA 2010 / 2 - Miracoli del calcio moderno: Brasile senza punte e Portogallo con addirittura una punta (un brasiliano naturalizzato, of course)


Cercare di capire il vero valore delle squadre dei prossimi mondiali di calcio, in arrivo tra pochi giorni, è difficile come indagare sui perchè della vita dialogando su skype con una stripper da night club turca: operazione forse sensata, ma dagli esiti difficilmente valutabili. Sul tema "ragazza immagine" vi rimando agli Epigrammata di Marziale e a certe poesie del sempre vispo Catullo sulla sua amica Lesbia, mentre per saperne di più riguardo all'indecifrabile cifra tecnica delle nazionali partecipanti ai prossimi mondiali, ecco alcune considerazioni in libertà sugli ultimi tre gruppi di Sudafrica 2010.
(NB. Ho portato sfighissima a Bent tagliato dal suo ct... e pure a Obi Mikel, che ha chiesto di tornare a casa. Un male per noi amanti del freak-power, un bene per la qualità complessiva del gioco).
GRUPPO F
L'Italia arriva al mondiale con una lista di 23 in cui manca un campione celebrato a livello mondiale. A parte Pirlo, il resto della squadra non gode di grande stima all'estero, e se è per questo nemmeno da noi. Non c'è molto da dire: formazione mediocre, senza lampi di genio. La trovata di Marchisio trequartista dietro l'unica punta la dice tutta su come siamo messi: Giuseppe Rossi a casa, Montolivo in panchina. La cosa migliore che possa accadere è che la squadra si ritiri prima del mondiale, o che arrivi Scherzi a Parte.
Nel Paraguay, che viene da un turno di qualificazione ottimo, elementi interessanti in tutti i reparti. Da Claudio Morel in difesa, che con Ibarra formò nel Boca Juniors una delle coppie di terzini più temibili del sudamerica; a J0nathan Santana, naturalizzato argentino tra gli artefici del miracolo Wolfsburg (scampato a un tentato omiciodio nel 2002, quando gli spararono tre pallottole: un giocatore con una certa fibra...); e in attacco, con Roque Santa Cruz, Haedo Valdez, Oscar Cardozo e Barrios, giocatori molto quotati a livello internazionale.
Apparentemente poca cosa le altre due squadre del girone, motivo per cui anche con la nostra bella squadra di defunti potremmo riuscire a passare il turno agevolmente. Attenti però a non sottovalutare la Slovacchia. A parte Hamsik, a centrocampo hanno due dei più interessanti prospetti europei: Vladimir Weiss e Miroslav Stoch, due 1989 estremamente tecnici e già piazzati in club europei di nome (Weiss in particolare è nel Manchester City). In attacco occhio al classe '82 Sestak, uno che vede la porta, e al sempiterno Vittek. Notte fonda per quel che riguarda la Nuova Zelanda: miracolata dallo spostamento dell'Australia nel gruppo asiatico, la squadra non ha giocatori di spicco e l'impressione è che farebbe fatica a salvarsi nella nostra serie B. Ryan Nelsen, bandiera del Blackburn, e Chris Killen i giocatori di un certo spessore.
GRUPPO G
Occhio al Portogallo. Tutti dicono Brasile, ma sembra una litania. Quale Brasile? Quello visto in amichevole a inizio anno è una squadra con dei grossi limiti, che si accende solo con Robinho e Kakà. La squadra è a una svolta storica: dopo i cicli di Romario e Ronaldo, non ha trovato una punta di livello assoluto. A parte quel "Fabuloso" Luis Fabiano che sembra la classica sola da film anni '80 con Lino Benfi: a certificarlo l'interesse del Milan. Ma la squadra, paraodossalmente, è fortissima in difesa e a centrocampo pare molto solida. Dunga è contestatissimo in patria ma quasi sicuramente finirà nei primi quattro. Nel reparto freak occhio al mediano Josue, uno che coi piedi è dato per essere più scarso dello stesso Julio Cesar.
Il Portogallo ha una cifra tecnica spaventosa davanti, con Cristiano Ronaldo e Nani tirati a lustro. La vera novità, però, è che quest'anno il solito tic-toc portoghese fine a se stesso dovrebbe essere superato: finalmente il Portogallo ha una punta. Pensare che nel ruolo si siano alternati nel passato dei paracarri tipo José Domingos, Cadete e Rui Aguas di solito ammoscia le speranze di ogni tifoso portoghese razionale, adesso però la musica è cambiata perchè la federazione ha ben pensato di naturalizzare Liedson, un classe '77 brasiliano che è tutto fuorchè bollito (carriera iniziata da semi-pro alla tarda età di 22 anni). Si tratta di uno dei giocatori più sottovalutati dell'universo, una punta rapida e guizzante dotata di notevole bagaglio tecnico, insomma il classico rompiballe d'area che di fianco a gente come lo sciupafighe Ronaldo e compagnia bella può portare scompiglio & devastazione. Tra le sorprese il fantastico Danny, uno che dopo le nazionali giovanili era scomparso dal giro, salvo poi trovarsi al centro di uno dei più costosi trasferimenti del calciomercato interno russo (se non mi sbaglio lo valutarono una trentina di milioni di euro, cifra che fa abbastanza sorridere se si prova a pensare alla sua reale provenienza).
La Costa d'Avorio è finita nel girone sbagliato e ha avuto la sfiga di perdere Didier Drogba. Questa è una squadra coi fiocchi, ha giocatori di livello in tutti i settori. Il più freak è di sicuro Kader Keita, un'ala tutta tecnica e scatti che in carriera è andato a fare esperienza con Batistuta e Romario negli Emirati prima di sfondare nel calcio europeo. La Costa d'Avorio ha un grosso limite nella concentrazione: per stessa ammissione dei giocatori spesso si scordano di difendere, il che è tutto dire.
Zero possibilità infine per la Corea del Nord, che nei 23 non ha nemmeno il suo giocatore più forte e conosciuto a livello internazionale: Jong Tae Se. Ma d'altra parte se ti capita di vivere in un paese in cui non sai se il tuo presidente è vivo o morto, la presenza o meno di Jong Tae Se ai mondiali è un dettaglio piuttosto secondario.
(fine seconda parte - continua)