martedì 23 novembre 2010

Dante, il veltro e il Banana dimezzato - Riflessione sul potere dei media e sulle illusioni degli italiani di ogni epoca

Sono passati 700 anni da quando Dante mise mano alla Commedia eppure sembra proprio che il poeta parli agl' italiani d'oggi quando, nel Canto primo, appoggia sulle labbra di Virgilio l'unica profezia "in senso proprio" di tutto il poema: quella per cui la lupa della cupidigia verrà sbranata da un veltro (cane da caccia di straordinarie capacità d'aggressione), che la farà morir "con doglia". Dante sintetizza in pochi versi l'attesa delle genti italiche verso un "liberatore politico", speranzose in un condottiero che non sia ingordo di terre e di denaro, ma che anzi persegua i suoi fini secondo sapienza, amore e virtù. Ci penserà Machiavelli circa duecento anni dopo a dare un volto più realistico e cinico al principe, un messia denudato di santità presunte chiamato alla guida dello stato con senso politico vero e proprio.
E oggi? In queste settimane di caos, con il Parlamento trasformato in un incrocio tra la suburra e l'isola dei famosi, si celebra proprio il tramonto di colui che nell'immaginario collettivo ha incarnato una certa idea di leader forte della politica, il messia antennuto e dalle singolari abitudini notturne che si dice guidato dall'amore (secondo un'autodefinizione indulgente e molto meno ingenua di quanto non si voglia far credere). Silvio Berlusconi è agli sgoccioli della sua carriera di condottiero, dicono gli osservatori con lo sguardo fisso all'orizzonte: previsione rischiosissima, visto che l'uomo ha la dote di uscire da sepolcri a lui destinati con l'aria del visitatore occasionale.
Quel che è certo è invece un altro punto di analisi: dovrebbe essere accantonata la speranza nel leader risolutore, nell'uomo solo al comando che in base alla sue trascendenti qualità nascoste riuscirà a trarre miracolosamente la nazione fuori dalle sabbie mobili nelle quale puntualmente dalla sua nascita sembra essersi cacciata. Anzi, mai come oggi, riprendendo l'allegoria dantesca, il veltro e la lupa sembrano essersi messi d'accordo per generare un ibrido nocivo ad egli stesso e alla comunità.
Così sia; il crepuscolo del berlusconismo, tornando a bomba, svela tra le sue ombre i contorni di una verità sempre più salda: l'idea di un leader forte è superata.
A spiegare bene il perchè da una prospettiva della società dell'informazione è il libro del sociologo Joshua Meyrowitz che si intitola "Oltre il senso del luogo". Meyrowitz collega l'idea di autorità al controllo delle informazioni, sostenendo che la sempre maggiore pervasività dei media erode il fondamento del rapporto tra superiore e inferiore. Entrando sempre più nel retroscena, svelando le debolezze e gli scivoloni, le umane miserie e le imperterrite aberrazioni del leader, la comunicazione riequilibra il potere a favore del sottoposto. E in effetti la tv, terreno militarizzato dal berlusconismo imperante, ha contribuito, grazie ai pochi interstizi di libertà rimasti, di mostrare un premier gaffeur e invecchiato, poco ilare e crudele. E su internet è ovviamente anche peggio. Con il tramonto della centralità televisiva, tramonta anche il pilastro centrale della macchina del consenso del premier. E' un percorso lento ma inevitabile.
Rimodellando gli spazi sociali, facendo crollare muri informativi una volta alti e spessi come i millenni in cui erano stati creati, i media creano i presupposti per un indebolimento dei rapporti di potere tradizionali in ogni ambito sociale: nella politica così come nella famiglia (la crisi del ruolo maschile nei nuclei basati su relazioni parentali) e nel rapporto tra generi (il lento riequilibrio tra uomo e donna). Berlusconi si trova oggi in balia delle informazioni che circolano: l'avvisaglia che anche per lui si avvia una fase di leadership debole.
Non è detto, però, che ciò sia un procedimento "buono" e "positivo": basti pensare agli studi di scuola americana sul rapporto tra giornalismo di advocacy (quello che fa le pulci al potere) e la sfiducia sempre più ampia nell'elettorato verso le istituzioni. Fenomeni complessi, quelli che stiamo vivendo, i cui esiti potrebbero essere anche infausti; e i segnali di una preoccupante crisi delle democrazie ci sono tutti. Serve un'iniezione di valori per rinvigorire un sistema politico fiaccato, che paradossalmente perde credibilità proprio attraverso le inchieste da tutti applaudite come inevitabili e necessarie. Se non indurranno ad un maggiore senso di responsabilità nella sfera politica, le "inchieste" porteranno solo a favorire gli interessi particolari di chi vede male ogni centro di mediazione orientato al bene comune.

lunedì 22 novembre 2010

I Vergini

Succede che il Prefetto De Miro neghi la certificazione antimafia a dieci aziende reggiane e non ne faccia i nomi. Succede che Iren si accorga che, guarda caso, queste dieci aziende abbiano appalti in essere proprio con la nostra multiservizi. Succede che nessuno voglia fare i nomi di queste dieci aziende.
Reggio Emilia è in Italia e non ci possiamo aspettare altro.

domenica 21 novembre 2010

Offlaga Disco Pax, B Sharp, Marlene Kuntz: godimenti musicali

Fine settimana a tutta musica. Prima al concerto dei B Sharp all'Officina delle Arti con uno scatenato Valerio Carboni a orchestrare quasi un'ora e mezza di grande musica e grandi atmosfere jazz. Virtuosismi a profusione e chiacchiere di note tra sole e nebbia, musica per menti gioiose, a volte difficile, mai banale.
Poi gli Offlaga Disco Pax al Calamita a Cavriago, un concerto con le loro storie dentro le loro storie: musica da cameretta grande come la Pianura, nostalgie canaglie, il passato che non passa, uno sguardo interiore su una rivoluzione mancata e su tutte le rivoluzioni inciampate nel vuoto. Finale di serata in silenziosa passeggiata sotto la pioggia a piazza Lenin, dove si sta tenendo un improvvisato "congresso" del Plc trentino (tre reduci in pellegrinaggio guidati dall'Idea, come la chiama il più anziano del manipolo) e raccogliticce delegazioni emiliane: ore due del mattino, il busto guarda inevitabilmente ai cieli oltre le epoche e non può sapere che intorno una rettangolare colata di cemento ha chiuso gli orizzonti di molte illusioni. Venti o palazzine sono le nuove custodi del busto fuso cent'anni fa, un altrove totale.
In sottofondo il ritorno dei Marlene Kuntz, con una gustosa anteprima in free streaming in circolo da 72 ore. Si parla di internet, di sesso, di solitudine. Un morso nella mela, questa volta con i denti affilati: chitarre e suoni adatti al blasone del quintetto. Testi sempre più raffinati per frugare nei forzieri dell'anima, suoni grezzi e nuove aperture melodiche sotto il cielo dei cantautori.
Tu chiamale, se vuoi, evoluzioni.

giovedì 18 novembre 2010

Grande serata alla Gabella - Una rivoluzione morale è iniziata

La nascita del gruppo dei giovani contro le mafie è la cosa migliore che sia successa a Reggio dal punto di vista sociale negli ultimi dieci o forse venti o addirittura trenta anni. Un manipolo di ragazzi neanche maggiorenni che si mettono in gioco per l'unica vera rivoluzione in cui è necessario credere, oggi, nel 2010, in Italia: la lotta contro le organizzazioni criminali.
Non è allarmismo e bisogna essere chiari su questo punto: il 50% dell'economia nazionale ha a che fare con l'illegalità organizzata. Non stiamo parlando di machismo da osteria, o di marginali armati organizzati in bande.
Stiamo parlando di quello che attualmente è la più seria minaccia alla democrazia presente su piazza. E il motivo è semplice: l'illegalità si sta mangiando l'economia, e l'economia ha invertito il suo rapporto con la politica, entrando nel suo territorio e relegandola in una posizione ancillare. Il mafioso non ha più bisogno del politico corrotto: il politico piegherà automaticamente la testa di fronte a una forza che lo sovrasta e rispetto alla quale non ha i mezzi per opporsi.
Occorre una rivoluzione, una rivoluzione morale.
I ragazzi del gruppo giovani contro le mafie di Reggio la stanno facendo. Una rivoluzione contro l'apatia, contro l'ignoranza. Contro la legge del più forte. Contro il potere, un potere marcio e corrotto che ha avvelenato i pozzi della nostra democrazia.

Music News

A giorni arriva il nuovo album dei Marlene Kuntz. Ha un titolo imbarazzante, speriamo che contenga almeno un paio di pezzi ascoltabili. Li ho amati ma ultimamente non li riconosco più.
E venerdì invece, alla Officina delle Arti, Carbo presenta il nuovo album dei suoi B Sharp. Sarò da quelle parti. Domani sera Gabella. Sabato invece Offlaga a Cavriago, a pogare col Busto di Lenin.

mercoledì 17 novembre 2010

La mia fine legislatura ideale

Sarebbe bello se il 14 dicembre spuntassero i giganteschi vermoni di Tremors direttamente nello studio di porta a porta. Se irrompessero in una puntata qualunque potrebbero migliorare il livello della politica e del giornalismo nazionale - solo spalancando le fauci e richiudendole, molto in fretta con un rapido basculamento da destra a sinistra e ritorno delle loro protuberanze sminuzzatrici. Sarebbe un gran finale. E dopo, sotto con un bel governo griffato Marina Berlusconi, che struccata è Sallusti, che con un pene diventa la Santanché.

domenica 14 novembre 2010

La scelta del silenzio

Oggi ho letto il primo editoriale di D'Avanzo in cui mi sono riconosciuto e ciò significa che la mia lucidità sta calando. Me n'ero già accorto e infatti non entravo da queste parti da un po' di tempo.
Mi stavo giusto chiedendo: perchè aumentare l'entropia dei significati con frattaglie discorsive sparse in spazi come questo? Potrei dire tante cose ma il sonno mi pesa addosso, nella strada le ombre dei mestieranti sfuggono vicino ai muri, le luci nelle finestre si diradano come una punteggiatura rarefatta.

martedì 2 novembre 2010

Perchè oggi, per la prima e probabilmente ultima volta, sono solidale con Berlusconi - Le vere puttane? Nel Pdl e tra gli intellettuali di corte

Basta, a tutto c'è un limite. Questa sera ho raggiunto il livello massimo dello "strippo" da eccesso di tensione e bombardamento di news in tempo reale; ciliegina sulla torta, un incredibile PG Battista che su Ballarò se la prendeva con il cattolico - meglio dire ciellino, che è un'altra religione - Lupi, chiedendogli perchè Berlusconi non abbia risposto alle domande sulla folle notte in questura della scorsa primavera. Scosso da tanto disgustoso paraculismo giornalistico, stupito dall'unanime coro di riprovazione proveniente dall'arena mediatica (malato! - puttaniere! - sconcio! - incapace!) ho ritenuto inevitabile precipitarmi sul blog per prendere le difese di Berlusconi.
Silvio di Arcore oggi viene tradito dalle prostitute, il che lo rende più sfigato di Kennedy e Clinton: i due presidenti americani ebbero meno sfiga con le loro escort. (...) Clinton addirittura guadagnò dieci punti di consenso dalla sua relazione prematrimoniale con Jennifer Flowers. Ai moralisti del Pd ricordo dunque che il loro mito Clinton, quello che volevano portare dentro all'Ulivo Mondiale con tutti gli onori, era stato messo a capo dagli elettori della "più grande democrazia del mondo" proprio dopo che gli elettori stessi avevano scoperto le corna fatte alla moglie Hillary. Clinton con quel curriculum si presentò agli elettori e battè Bush padre, che aveva appena VINTO la guerra in Irak...
Perchè, mi chiedo dunque, idolatrare Clinton e additare Silvio come un appestato amorale posseduto dal demonio?
Il secondo motivo per cui Silvio è oggi un uomo da difendere sta proprio nella totale mancanza della capacità di fingere di Berlusconi: un uomo alla mercè dei suoi vizi da sempre, incapace da sempre di concepire la democrazia, sceso in politica solo per salvare le sue aziende da un clamoroso crack. Nessuno di coloro che hanno passato 15 anni a suo fianco senza pronunciare critiche, oggi ha il diritto di metterlo in croce, a partire da Gianfranco Fini, le cui opinioni sono condivisibili ma che contemporaneamente appare un filino ipocrita.
Anche il Pd farebbe meglio a ricorrere ad una autocritica serrata per non aver fatto, quando poteva, la legge antitrust. Ora il tempo è scaduto.
Ma c'è un altro motivo che mi fa parteggiare, oggi e solo oggi, per Berlusconi: il timore per ciò che verrà dopo. Nel periodo di più drammatica debolezza dei partiti politici e del sistema politico, che B. col suo qualunquismo becero ha contribuito a devastare, esso può diventare ancor più permeabile alle brame di qualsiasi potere affamato di dominazione: lobbies, mafie, conventicole, "zoccole" unite in sindacato e chi più ne ha più ne metta.
La discesa in campo di Berlusconi ha segnato l'ingresso ufficiale del potere economico nella riserva della politica, approfittando di una crisi di sistema (92-93) che ha dato oggi, come ultimo risultato, un'altra crisi di sistema e un forte indebolimento "costituzionale" del paese. Il pollaio è aperto e la volpe può entrare e fare una strage. Dopo Berlusconi può anche venire di peggio, qualsiasi cosa. Ingerenze già si intravedono in questa fase. Può venire di peggio.... aprite gli ombrelli perchè pioverà: e potrebbe essere merda.