domenica 30 maggio 2010

SUDAFRICA 2010: tra campioni annoiati, promesse sconosciute ai sani di mente e calciatori freak in libera uscita


C'è chi ritiene che i mondiali di calcio Fifa siano il più grande evento sportivo del mondo, c'è chi preferisce le olimpiadi e chi il giro d'Italia: dipende dal livello di doping che siete in grado di sopportare come eventualità rovina-festa... Ma tralasciamo i gusti personali di ognuno di voi e andiamo invece a spiegare perchè i mondiali di calcio sono il più grande spettacolo sportivo. Dipende tutto non dalla presenza dei supercelebrati campioni, cavalli programmati per sottometere&dominare gli avversari a suon di esclusivissimi colpi di rarefatta classe olimpica... no il mondiale è un evento perchè porta allo stesso livelo i fenomeni e gli improponibili giocatori di nazioni semisconosciute agli stessi geografi e con pedigree nebulosi e con qualità individuali spesso imbarazzanti anche rispetto a certi tornei estivi per scarsocriniti con la pancetta dove si vincono al massimo coppa e salame.
Ecco quindi di seguito una guida ai migliori talenti e giocatori freak del prossimo mondiale. Gente che non lascerà il segno, oppure che lo lascerà tra la sorpresa generale regalandoci le pagine più scintillanti di Sudafrica 2010.
GRUPPO A
Nel Sudafrica un tris di freak che farebbero impazzire Gaucci, lo scopritore di Nakata e Vryzas: Teko Modise, Bernard Parker e Siphiwe Tshabalala. In particolare quest'ultimo, un Gullit bolso e più dribblomane, si candida a idolo personale dei prossimi mondiali.
Nella Francia occhio a Mathieu Valbuena: giocatore con parecchia birra in corpo e molto sottovalutato. Per il resto si attende il salto di qualità di Gourcuff, ma l'ago della bilancia sarà Gignac: bomber sconosciuto che con tutta probabilità si troverà a dover fare l'unica punta. Nel Messico letteralmente da brividi i chiari di luna del portiere Ochoa, a suo tempo indicato come un grande prospetto ma ora un po' in crisi: potrebbe passare inosservato, dopo quel pazzoide di Campos (il portiere che in con la squadra di club si divertiva a giocare da attaccante e che nei ritagli di tempo si faceva da personal stylist disegnando la divisa di gioco). Nell'Uruguay tutti guarderanno Cavani, Suarez e Forlan, ma occhio al "sangue caldo" Diego Lugano e al difensore Jorge Fucile (un cognome che è tutto un programma...). Bella squadra l'Uruguay, piena di trequartisti pazzoidi e di giocatori che sembrano surfisti sanguigni e indolenti.
GRUPPO B
Gruppo non difficile per l'Argentina di Maradona, ma el Pibe è davvero il re dei freak e ci ha regalato convocazioni da urlo. Da Nicolas Otamendi, che ha dichiarato di poter ricorrere all'autolesionismo, se richiesto, pur di giocare nel Milan (un masochista nato) al recupero del romantico ottuagenario Juan Sebastian Veron (che in una intervista memorabile ammise di aver vissuto il suo esordio amoroso con una puttana di strada del suo quartiere). Speriamo che Diegone confermi Martin Palermo, il recordman mondiale di rigori sbagliati nella stessa partita: convocato praticamente solo perchè è il centravanti della squadra del cuore di Maradona, il Boca Juniors. Dei vari Messi, Aguero, Milito, Higuain, si sa tutto: l'Argentina è una grande favoritaper la vittoria finale. L'unica variabile impazzita è Maradona: El Pibe come allenatore è un'incognita e su questo piano se la dovrà vedere con degli emuli di notevole spessore. Dalla Nigeria del finto giovane Obafemi Martins e del sopravvalutato Obi Mikel (uno che, per non farsi mancare nulla, a suo tempo firmò due contratti in una volta sola, Man United e Chelsea, salvo poi accorgersi che non si può giocare a calcio in due squadre contemporaneamente), alla Corea del Sud dell'ottimo Park Ji Sung e della vecchia conoscenza Ahn, quello che ci buttò fuori dal Mondiale nel 2002 e che Gaucci incazzato voleva cacciare dal Perugia... Per finire con la Grecia del super-personaggio Otto Rehagel. La ricetta preferita è la Linea Gotica, con undici giocatori dietro la linea della palla, al massimo una punta in campo e un solo talento di spicco: quel Sotiris Ninis, di origine albanese, che da tempo è sui taccuini degli osservatori europei. E occhio al macellaio d'area Sotirios Kyrgiakos, uno che sembra essere appena uscito da Trecento: gioca di solito col volto mezzo coperto da una maschera protettiva che lo fa ancor più truce.
GRUPPO C
C'è l'inghilterra e qui siamo all'università dei freak. Due su tutti. John Terry che oltre ad aver tradito alla moglie ha tentato di organizzare tour a pagamento abusivi nel centro sportivo del Chelsea e ha mezza famiglia nei guai con la giustizia (papà pizzicato per spaccio, mamma per furto). E il grandissimo Frank Lampard, che finì in un video sexy girato a Cipro con una donna del luogo, insieme a Rio Ferdinand e Kieron Dyer: "il quadrangolo no, non l'avevo considerato". Da seguire con attenzione le scorribande di Joe Cole e Aaron Lennon, due supertalenti, mentre attendiamoci cose di basso livello dall'armadio Marcus Bent, un toro con gli zoccoli al posto dei piedi.
Negli Usa il portiere con la sindrome di tourette Tim Howard, il centrocampista - rapper dilettante Clint Dempsey (forse insieme a Claudio Reyna uno di giocatori Usa più forti degli ultimi anni) e Landon Donovan, che ha il grande merito di aver litigato a muso duro con quella fighetta di David Beckham nello spogliatoio dei Los Angeles Galaxies. Poca cosa Algeria e Slovenia, con da una parte il super ex talento Mourad Meghni (da futuro Zidane a Pippa Eterna dopo uno scudetto allievi nel Bologna, dove furoreggiava insieme all'altro eclissato Bjorn Runstrom) e dall'altra i degni eredi del portiere pizzaiolo Marko Simeunovic: gente spesso sconosciuta ai propri parenti, ma con forti motivazioni.
GRUPPO D
Qui la vera sorpresa è che la Germania è piena di giovani talenti. Abituati alle esibizioni sconcertanti del crucchissimo Ballack, i tifosi italiani potrebbero rimanere sorpresi dal fatto che questa nazionale ha diversi elementi che sanno giocare a calcio. Mesut Ozil, Toni Kroos, Marko Marin, Thomas Mueller sono quattro talenti: difficile che tutti entrino nei 23, ma il futuro è loro. Quella tedesca è una scuola in ascesa ma non ha una prima punta all'altezza: Mario Gomez, a suo tempo pagato dal Bayern trenta milioni di euro, nell'ultima stagione ha fatto da panchinaro al croato Ivica Olic, che proprio un fenomeno non lo è mai stato.
Nell'Australia tanti veterani del 2006 ma nessun nuovo prospetto da mettere in mostra. L'uomo leader è Tim Cahill, centrocampita e punta molto bravo a inserisrsi in area e a far gol. Ma il grande giocatore per eccellenza è Harry Kewell "The Jewel", l'unico imprevedibile e creativo in una squadra di "soldatini" di livello solo discreto.
Nella Serbia, squadra di solito piena di trequartisti, i punti forti sono in difesa: Neven Subotic e soprattutto Nemanja Vidic, apprezzato nel Man Utd. A centrocampo il "crack" Milos Krasic, il vero erede di Nedved nel calcio europeo; in attacco i "carneadi" Pantelic e Jovanovic. Il primo fu indicato da Barzagli come il suo incubo personale nel campionato tedesco, mentre il secondo è spuntato dal nulla nel campionato belga guadagnandosi un inatteso passaggio al Liverpool. Piccolo particolare: nessuno dei due ha dei numeri da gran bomber. La super promessa dovrebbe essere Miralem Sulejmani, il classico esterno tutta classe e cazzeggio tipico della scuola slava, ma non è detto che sia nei 23 scelti dal tecnico Antic.
Nel Ghana, infine, una serie di impatici "pazzoidi" che ne fanno una specie di drem team del settore: dal cardiopatico guarito Appiah, al figlio di Pelè (quello del Toro e del Marsiglia..) André Ayew, per finire con Quincy Owusu Abeye: da supertalento stimato da Wenger all'Arsenal, a megabidone scaricato nel campionato russo e attualmente in forza ad una squadra del Qatar. Un freak scatenato, decisamente inconvocabile in altri contesti.
GRUPPO E
Robben, Sneijder, Van Persie: se la competizione si rivelerà molto equilibrata, questi tre hanno le potenzialità per far vincere i mondiali all'Olanda. Peccato che il resto della squadra non sia su quei livelli. Manca un portiere affidabile e la difesa è un'incognita. Ma de centrocampo in su è uno spettacolo.
Tante vecchie glorie e un talento nella Danimarca: nel primo settore rientrano i sempiterni cavalloni di fascia "alla Laudrup" (più Brian che Michael) Jesper Gronkjaer e Dennis Rommedhal. Il talentino è Christian Eriksen dell'Ajax, un bel trequartista limitato da uno sviluppo fisico da quindicenne. In attacco lo stagionato Jon Dahl Tomasson, visto ultimamente in un traballante Feyenoord.
Nel Giappone il mio eroe personale Marcos Tulio Tanaka, un samurai nippo-brasiliano stempiato coi capelloni lunghi dietro, ma la squadra ha perso molti dei big: niente Nakata, ritirato ormai da anni, niente Shinji Ono, forse il calciatore giapponese più forte di sempre, niente Naohiro Takahara, una punta di livello. Eppure la squadra contro l'Inghilterra in amichevole ha stupito, anche senza la stella Nakamura in campo. Occhi puntati sul punk Keisuke Honda: un signor giocatore.
E per finire il Camerun. Lontani i tempi di Milla e Nkono, la squadra oggi pare avere meno guizzi, a parte il supercampione Eto'o. A centrocampo la promessa dell'Arsenal Alexandre Song Billong sta stentando più del previsto, in difesa molti osservatori seguono il giocatore del Monaco Nicolas Nkoulou. Sempre in difesa l'ex meteora della Salernitana Rigobert Song

(fine prima parte)

venerdì 28 maggio 2010

Il Fotto Quotidiano - Due o tre noticine sulla compagnia cantante travagliesca


Non capisco perchè continuino a chiamarla "la D'addario". La chiamino "la dà a Silvio".
La battuta è di Massimo Ciancimino, proprio lui, il figlio di don Vito. L'ha detta venerdì scorso al Circolo Fuori Orario, nel corso di un dibattito che vedeva protagonisti tra gli altri Peter Gomez, Sandro Ruotolo e Marco Lillo.
Ciancimino junior resta per me una figura piuttosto inquietante. Come sia possibile che la persona depositaria di segreti tali da far tremare la Seconda Repubblica si aggiri tranquillamente su e giù per lo stivale quasi senza scorta e si esponga con la massima tranquillità a folle plaudenti come un Divo della TIVVU', ecco mi resta un po' difficile da capire.
Così come mi è difficile da digerire tutto l'alone di merchandising che si è incollato addosso ai membri della compagnia cantante del Fatto e Co. Intendiamoci: ho adorato totalmente Peter Gomez, stravedo per Travaglio, pagherei Lillo per insegnarmi il mestiere. Ma non si può sfuggire da una analisi critica anche nei confronti del baraccone montato su da questi signori. Mi sembra di poter dire che siamo all'alto sfruttamento dell'antiberlusconismo. E siccome Berlusconi è sostanzialmente marketing, consiglierei ai Travaglio brothers meno marketing se vogliono essere più credibili: meno libretti istantanei, meno cachet, meno riflettori, meno make up, meno divismi.
Amen

lunedì 17 maggio 2010

Una settimana importante - Ma non finisce qui - Le Aziende oneste sanno cosa fare se incappano nella mafia


E' stata una settimana importante.
L'articolo su Coopsette e Unieco mi procurerà grane e mi chiuderà porte. Posso rassicurare tutti sul fatto che non me ne frega assolutamente niente: si va avanti. Il coraggio serve a qualcosa. Care Unieco e Coopsette dopo il mio articolo si è creata una discreta fila di persone che hanno intenzione di fare rivelazioni&confidenze&ammissioni. Voi dite che avete sempre fatto tutto secondo la legge. E chi dice il contrario? L'articolo dava una mano in primis proprio Unieco e Coopsette: se c'è qualche legame che mette a rischio la vostra reputazione di grandi e oneste imprese, fate qualcosa per tagliarlo. Trasparenza, totale trasparenza. Se non siete capaci di darvela da soli, ci pensi la politica a imporvela. Questo è il segnale che un Pd in pieno possesso delle proprie facoltà politiche dovrebbe dare. L'importante è che il bene di pochi non vada a scapito del bene di tutti. Spiegate su Telereggio, ad esempio, quello che c'è sotto l'Ipercoop di Genova, sul terreno dell'ex raffineria di Garrone, e perchè quella roba forse sta ancora lì. Se non c'è niente siamo pronti a dare atto che la bonifica è stata fatta a regola d'arte. Trasparenza totale.
Saranno giornate intense e alla fine la verità verrà a galla, qualunque essa sia, perchè il tempo è galantuomo. Lo sappiamo tutti.
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Qualcuno pensa che la bizzarra parentesi di trasparenza si sia chiusa, grazie all'intervento di virili avvocati scrivi-smentita e giornalisti amici. Vi rassicura il fatto che dopo una cazzuta e minacciosa replica sia il Sole 24 Ore che il mio modestissimo quotidiano abbiano smesso di occuparsi della faccenda.
E' adesso che viene il bello, invece.
Mentre a Reggio tutto torna avvolto nella solita candida ovatta Made in Moscow, al di là degli appennini, in Liguria qualcosa si muove. Altro che vecchia inchiesta, come qualche spavaldo giornalista ha detto sabato. Il nuovo questore di Genova non c'è andato leggero, sul tema della 'ndrangheta in territorio ligure.
La criminalità organizzata di tipo mafioso c'è, pensare che Genova e la Liguria siano esenti da questo fenomeno è anacronistico: il nostro capoluogo è un terreno di conquista per reinvestire capitali illeciti". Ed ancora: "Recenti acquisizioni investigative hanno ormai comprovato l'interesse delle organizzazioni mafiose sul territorio. Siamo in possesso di significative testimonianze di tentativi di infiltrazione da parte soprattutto di 'ndrangheta calabrese affiancata dalla permanenza di interessi della mafia siciliana, riferibile soprattutto ai gruppi criminali operativi a Caltanissetta e nella zona di Gela".
Dopo queste parole aziende serie e sane dovrebbero farsi molti più scrupoli a scegliersi i propri fornitori. Anche perchè in Liguria le inchieste le fanno, a differenza di quanto non accada altrove.

martedì 11 maggio 2010

Bella e brava: Filomena De Sciscio è l'antivelina che aspettavamo - Per una volta Graziano ci ha preso


Quant'è bella Filomena. Da ieri in consiglio comunale i cittadini onesti di Reggio hanno un qualche barlume di punto di riferimento in più.
Una sorpresa. Una rivelazione. Filomena De Sciscio è una brava persona. Lo ha capito Delrio (suonino le campane!) lo ha capito la stampa, lo capirà la gente. Chi ha sostenuto che la ragazza in questione non avrebbe potuto fare il vicesindaco in quanto "trombata" alle ultime elezioni con un numero ridicolo di preferenze, ha preso una cantonata totale. La ragazza è saggia, preparata, sicura di sé e non si scompone di fronte a nulla. Chi pensava di trovarsi di fronte ad una timida educanda ieri pomeriggio ha dovuto ricredersi: la vice Delrio all'esordio ha stupito in positivo.
E d'altra parte: ma dove sta scritto che le preferenze siano una garanzia di qualità dei candidati alla nomina? Ieri in consiglio comunale si aggirava tale D. dell'Italia dei Valori, che ha preso decine di preferenze e dovrebbe subentrare a Matteo Riva in consiglio. Beh, auguriamo buona salute a Riva: nessuno di quelli che hanno conosciuto il subentrante ha più avuto il coraggio di contestare al dipietrista il possibile doppio incarico tra comune e regione. Anzi, tutti gli hanno implorato di mantenerlo.

domenica 9 maggio 2010

Dj set tra le bestie impagliate dei Musei Civici: è caccia all'ospite vivo - Il castello delle nature morte - Peni sott'aceto trafugati?



PERCHE' FOTOGRAFIA EUROPEA E' STATA UN GRAN SUCCESSO?
Fotografia europea è l'unico momento dell'anno in cui i numerosi baldi e gagliardi geni incompresi della città possono trovare concretizzate, in una serie di luoghi selezionati del ventre urbano, le loro sgangherate utopie-autopsie compulsivamente auto-omo-erotiche. Nel corso dell'ultimo weekend numerosi narcisi esteti in cerca di una elite finalmente hanno potuto trovarla auto-includendosi nella conventicola dei rari aruspici capaci di districarsi nelle enigmatiche, "sfingiche" e "budellari"sovrastrutturazioni di senso delle esposizioni.
Troppa settimana della fotografia, cari autoerotici dell'immagine fine a se stessa, vi fa diventare ciechi: per questo mi sono vestito da casto prete di campagna, l'altra sera, e sono andato ad affossarmi all'ultimo piano dei civici musei per uno dei momenti più strepitosamente provinciali della nostra vita. Ero lì a ricordare agli esaltati consumatori di cultura, massificati come atroci massaie semiologhe, che anche per loro vale il momento mori. Rapportarsi all'incomprensibile dell'arte esposta, cari amici, non vi salverà. Anzi: quello era il vostro patibolo, e come sempre non ve ne siete accorti. Ora vi spiego, cuccioloni. Fondere animali impagliati della collezione Spallanzani, quadri, installazioni, un dj e una massa in cerca di direzione in cui voi eravate il nulla per eccellenza, è stata un'impresa di follemente alta ironia che aveva davvero un senso. Una colossale presa per il culo ai danni di voi partecipanti, uno sfottò perfido degli organizzatori, geniali. Io vi amo, organizzatori.
Mi avete preso in giro e ci sono cascato. Ho amato quell'insensato pastiche che avete montato in quell'oscuro attico museale, ho amato la gioviale espressione di Mimmo Spadoni (finalmente mi ha considerato un essere umano - solo perchè facevo finta di capire qualcosa: e adesso datemi la vicesindacatura) ho amato la Farioli, ho amato il tizio di legambiente che faceva il buttadentro, ho amato i numerosi ostentatissimi artisti gay presenti, ho amato la assistente video che era dubbiosa sulla sua capacità di offrire rapporti sessuali manuali ad alcuni dei presenti, ho amato la Cri che mi ha aiutato a profanare fanciullescamente l'inganno semiotico con delle foto, le sue, estremamente rivelatorie. Grazie anche al deejay che ci ha fracassato la minchia per un'ora, all'inizio, inondando le stanze con delle assurde registrazioni subacquee delle voci delle balene: bellissimo, sublime, sebra che due lesbiche nevrotiche abbiano ritrovato adirittura la loro naturale regolarità intestinale. Proprio così: questa è arte - yoghurt, arte bifidus activus, serve a rimetterci in sintonia con noi stessi. Non comunica, ricolloca i fruitori nel loro orizzonte fittizio - supergoico. E' arte logistica.
Molti dei presenti, a giudicare dalla vacuità degli sguardi, erano lì forse più in cerca dei peni sottaceto (di cui la seriossima collezione è munita) che di arte: hanno trovato molto di più, la rappresentazione della loro identità in un reticolo di stanze estanzette piene di gente assordata, ammutolita dal rumore, spaesata, in posa, fermamente incapace di eresia, incolpevole e ben vestita, contemporanea.

venerdì 7 maggio 2010

Provvedimento punitivo? - Rimosse quattro dipendenti troppo solerti - Ennesimo caso poco chiaro in Provincia


Da l'Informazione del 5 maggio 2010

Piccoli problemi alla Municipale - Quattro agenti la fanno non proprio nel vaso - E scatta la reprimenda

Da L'Informazione del 4 maggio 2010



In Memoria di Angelo Fantini, un grande reggiano - Uno dei rari esempi di dedizione al bene comune- Amava la città e l'ha amata con la politica


Si spegneva un anno fa a 76 anni Angelo Fantini, figura centrale del movimentismo civico della città di Reggio, grande animatore dei primi comitati contro l’inquinamento e da sempre vicino ai bisogni del suo quartiere nella veste di consigliere di circoscrizione II. Fantini è stato portatore di uno spirito antico: in lui si è incarnata perfettamente quella attenzione alla comunità che era e dovrebbe costituire ancora oggi la vera ricchezza dello spirito reggiano. Angelo Fantini è stato testimonianza viva e maestro sotto due aspetti. Il primo è quello della ricerca del bene comune al di là dello spirito di parte: gli erano aliene le degenerazioni in partigianeria fine a se stessa. In secondo luogo, Fantini è stato maestro di stile: un gentiluomo, capace di essere il primo “combattente” per le sue idee ma sempre con toni propri di un confronto civile. Il che, di fronte ai tristi spettacoli della politica urlata odierna, lo rendevano quasi una figura anacronistica. Non è così, ovviamente: anacronistica e antipolitica è l’idea che l’impegno per la comunità si sostanzi in giochi di potere e muscolarismi più o meno urlati. Angelo Fantini badava alla sostanza dei problemi, e su quello era una miniera di informazioni, ricordi, suggerimenti, idee. Una chiacchierata con Angelo, nel giardino di casa sua, era il miglior antidoto a certi veleni della pseudopolitica mediatica tanto in voga oggi. Era come l’acqua fresca che usciva, e immagino esca ancora, dal pozzo di casa sua. Quando se ne è andato, un anno fa, vinto dal male, quella vena non si è seccata: esattamente allo stesso modo resta vivido il suo ricordo e l’impressione che su certe coraggiose battaglie civiche vigili ancora, da lassù, come un nobile nume tutelare.