domenica 24 ottobre 2010

Satira contro gli animalisti

L'esercizio della crudeltà sugli animali rende peggiori degli animali; pretendere che gli animali siano meglio delle persone rivela maggiore stupidità delle bestie e insipienza e ignoranza degna del mondo inanimato. Quando sento qualche nevrotica affermare che "i cani sono meglio degli uomini", o amenità simili, penso sempre che ciò è esattamente il pensiero di molti nazisti tra i più feroci. Hitler adorava i suoi cani e li riteneva meglio dei sei milioni di ebrei che ha mandato a marcire nei suoi campi di concentramento.
Solo un idiota può ritenere che la causa animalista abbia più importanza di qualunque altra battaglia che riguarda l'uomo e la dignità umana, calpestata senza pietà ogni secondo che passa.
Non c'è nulla di più totalmente patetico di quelle persone che, incapaci di gestire la complessità dei rapporti con gli altri e col mondo, surrogano loro stesse in un narcisistico rispecchiamento negli occhi del proprio animale domestico. Un atteggiamento che giustifica molte bestialità (come l'antropizzazione di molti cuccioli - bimbi) contrarie alla stessa natura autentica degli animali.

Satira contro S.

Ho amato S. e ora so perchè. Cercavo un degno finale per il mio racconto, un'uscita di scena che comprendesse l'infinito dentro un equilibrio di due o tre momenti chiave. Un tramonto, una semina immateriale, germogli. Non c'era niente oltre la siepe per noi pacchiani poeti, solo un perfetto inverno, inconcluso, carico di rancore.

Satira contro la discoteca

Faccio pubblica ammenda, signori della Giuria. Ho sbagliato.
Anni fa, passando in rassegna i luoghi mentalmente cancerogeni della nostra società, la discoteca emergeva al primo posto della mia immaginaria lista nera. Oggi non può più essere così. La discoteca in quanto tale è una costruzione che sta scomparendo, sempre più insensata rispetto agli standard del marketing della società dell'irreale. Altri luoghi l'hanno soppiantata come principali fabbriche di significato del mondo contemporaneo. Penso ad esempio alla palestra, o alla chat, o alla vacanza esotica di massa. La palestra è la nuova discoteca, là dove il maschio giustifica la cura del suo corpo del tutto femminea e dove la donna impone il suo modello di dominazione mascolina. Non è più nelle parodie di danza da dancefloor che si forgia la coscienza di una generazione ma nella disciplina militare del personal trainer, nella liturgica standardizzazione dell'acquagym: è qui che una tristemente ampia schiera di sottoposti alla voce del padrone, cioè del marketing, accetta un uso di sé che fa gioco ad ogni business, ad ogni nuovo tipo di rapporto dominante che il potere economico impone attraverso la disciplina dei corpi.
Oggi le discoteche, quando non sono vuote, sono scatoloni depotenziati; luoghi di passaggio in cui i partecipanti pagano nostalgico tributo al vecchio culto. Non sono più centrali, perchè la modernità dei consumi ha eletto nuove cattedrali in cui farsi adorare.

domenica 17 ottobre 2010

Satira contro la realtà

"Tu giornalista non fai il tuo dovere perchè non descrivi la realtà". Sorrido quando sento frasi come questa, frasi semplici per menti semplici.
Parole che si basano su un presupposto insussistente: affermare che lo scrittore può descrivere la realtà significa vivere sulle palafitte del pensiero magico. Chi pensa questo dimostra di essere ancora dentro le caverne della Val Camonica: gli autori delle incisioni rupestri del paleolitico erano convinti di poter controllare l'essenza di quello che raffiguravano mediante l'atto della raffigurazione stessa. Oggi il giornalista sa come prima cosa che non potrà descrivere la realtà, proprio perchè il concetto di realtà si colloca all'interno di un orizzonte (che è il discorso in se stesso) da cui l'essenza del mondo è di fatto esclusa, ammesso che essa esista davvero. Non esiste una realtà, esistono linguaggi e regole di funzionamento ad essi tutte interne. Esiste il caos dell'infinita materia, e poi esiste il "senso", che fa da colla a frammenti coerenti, secondo un principio che non è quello dell'identità tra parola e mondo ma quello della funzionalità ai molteplici scopi dell'uomo. Persino il discorso scientifico ha rinunciato all'idea di poter descrivere la realtà, da quando ci siamo accorti che l'osservazione "crea" l'oggetto da osservare. Quella che chiamiamo realtà è un'ipotesi, una fuga, una ritirata nei meandri dell'allusione. Una pianura silente che non parla all'uomo e che non serve all'uomo, se non come punto d'appoggio per le sue pretese nel rapporto con la "sostanza" ad esso esterna: quindi un grande fantasma.

mercoledì 13 ottobre 2010

Satira contro l'amore

Le storie d'amore non dovrebbero finire mai e alcune non dovrebbero nemmeno iniziare. Conoscevo una ragazza che amava il suo uomo e faceva progetti seri per il futuro; poi un pomeriggio si invaghì di un motociclista che la conquistò allungandole le mani sul culo. Ecco come finiscono le storie di buoni sentimenti, specie se nella parte del fesso rivale del motociclettaro c'è il sottoscritto. Tanti auguri al marito che s'è fatto di recente trasformare in padre da questa tizia: adesso saranno cazzi suoi, ammesso che abbia la fibra per affrontare la REALE situazione in cui s'è messo. Tanti auguri pure a lei, sperando che la sua scatola cranica abbia finalmente trovato un inquilino.
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L'amore non perdona: lo ha detto anche Dante e non tutti hanno capito il vero senso "extra-romantico" delle sue terzine in tema. Tra gli effetti del bel sentimento: rendere pirla e trasformare la donna in angelo. Visioni da combattere a mazzate d'antidoping e sedute psichiatriche, oppure con un bel bagno tonificante nelle acque della vita reale, quella dove Cupido nemmeno fa mezzo pediluvio. Il contatto maschio femmina è questione di corpo: si sbatte tra le radici sanguinolente del pube e il sesto senso raffinatissimo che chiamiamo ragione. E' sopravvivenza condita di calcolo, ispirazione e visioni. Oltre a questi altipiani, solo un burrone di fumose e generiche espressioni d'occasione, coniate nei secoli dai filosofi della chiacchiera.